venerdì, agosto 19, 2005

io

Camminava da solo.
Non per obbligo, ma per scelta.
Era un’onda sul mare, era attorniato da fratelli, ma la sua strada proseguiva solitaria.
Era quello che voleva, o almeno lo sperava. Non poteva pensare d’essere quello che volevano gli altri.
Non era una puttana. Al limite una gheysha. Per muoversi volava, ma non sempre. Era un angelo con poca voglia di esserlo. Avrebbe voluto cadere, scivolare verso l’infinito. Verso un infinito fatto di voglie, obbiezioni, peccati e quant’ altro. Era un libero schiavo, libero di fare quello che volesse, ma schiavo della pena. Non voleva. Non poteva. Pensava a quanto perdeva, e non se ne sarebbe mai accorto. Fino alla fine. Che gusto c’è nell’essere perfetti, se la perfezione non ti porta alla felicita?
Non sapeva manco se esisteva. Era forse un ricordo? Una rimembranza di una qualche vita vissuta? Voleva sognare. Sognare di poter cambiare. Di non essere. Diventare. Lavorare duro per sudare. Ma non poteva. Non si era scelto il destino, o almeno non se lo ricordava. Da quanto era qui, non se lo ricordava. Non sapeva neanche che cosa fosse. Una nuvola di sogni, o una tempesta di dubbi?
Non gli era dato saperlo. Forse non l’avrebbe neanche mai voluto sapere. Era un essere non essente. Ma cogitans. Poteva pensare. Poteva cercare un paradiso per lui. Fatto apposta. Solo suo. Breve e colorato. Spuma sulle rocce, sarebbe partito per un altro lido senza ricordi. No cartoline e foto. No ricordi. No vita. Perché? Vogliono punirmi? Chi? Dove? Cosa? Non posso pensare di non essere me stesso, sarebbe atroce. Ma non posso neanche pensare di essere così. Non mi sono mai visto. Qualcuno mi ha mai visto? Entrate nel mio cuore allora. Cibatevi dei miei frutti, e bevetene del mio vino. Fate quello che volete. Lo state già facendo. Sono un grillo sul vostro grano, non una cavalletta. Devo prendermene per nutrirmi. Non per farvi male. Anche voi guadagnate con me. Sono sempre al circo a lavorare per voi. Anche quando la recita va male, la faccio per voi padroni. E non guardatemi così, non ditemi che non lo sapevate. Si si, proprio io. Il vostro giullare, cagnolino, il vostro micetto. Ma come non lo sapevate? Non prendetemi in giro. Non anche oggi. Il tempo è finito.
So la strada per tornare se volete. O almeno penso. Non sfidatemi. La strada è quella, la riconosco. Una volta imboccata qualsiasi lupo può prendermi. Me lo ha detto la nonnina. Non sono mica così io eh? No, non ci penso a certe cose. Sono il mio divertimento. Con un tocco di dita posso farmi finire, con un altro posso non farlo. Cazzo!
Sono un porco con le ali? Come come? No no. No di certo. Bene, una passo avanti, so cosa non sono, un porco con le ali. Ma le ali ce le ho… sarò un paio di ali. Solo per voi, e non chiedetemi di volare. Se potessi sarei qua? Siete voi i maestri, giudicatemi con le vostre armi. Occhio che mordo però. Qualsiasi cosa. Ho i denti. Prima di addormentarti pensami, se ce la fai mandami un bacino. O almeno un po’ di felicità.
The time you run was too insane, we’ll meet you again, we’ll meet you again.
Come vorrei volere. Come vorrei volare. Come vorrei valere.
Io.

giovedì, agosto 18, 2005

Hans sorrideva

Un giorno Hans sorrideva. Non si dava delle arie ma sorrideva.
Credeva nelle favole, nei sogni, credeva in mille cose.
Purtroppo ha dovuto fare i conti con la depressione, la tristezza. Con mille cose. E ora, se si guarda dentro, si vedono solo cicatrici. Hans avrebbe voluto non avere un passato...
E' brutto fare i conti con tutti gli errori commessi, le frasi che avresti potuto non dire, tutte quelle piccole cose che, forse, avrebbero potuto cambiare le cose. Perchè Hans non crede nel destino, non crede neanche in un qualche motore immobile che muove tutto. Crede che le persone, anzi, la persona, intorno a lui avrebbe potuto fare, credere, sognare. Avrebbe potuto coltivare le rose, per farle fiorire. Invece ora è qui. A scrivere a un computer. E te? Chissà dove sei....